Vera Lúcia de Oliveira

 

madrina della "Giornata nazionale del diabete 2006"

 

 DIABAINO News

Anno 3 - numero 4

Ottobre/Dicembre 2006

 

periodico culturale scientifico su diabete e dintorni

edito dall'associazione FAND CALABRIA

DIABAINO VIP-VIP DELLO STRETTO

"Ora nella mia casa la notte non fa più paura, è la benvenuta". Così inizia una delle poesie più toccanti che compongono la raccolta "Verrà l'anno" della poetessa brasiliana Vera Lúcia de Oliveira. Le api della Diabaino la incontrano in occasione della preparazione della Giornata Nazionale del Diabete di cui lei sarà la madrina.
Seduti in silenzio ad ascoltarla, mentre recita alcuni dei suoi versi, sembra quasi di conoscerla da sempre. È come una cara amica, un po' timida e riservata, che ha fatto dell'italiano, come dice lei stessa "la mia lingua, quella dell'anima".
Questo breve incontro la emoziona, è la prima volta che parla di poesia nella nostra città. Il libro, vincitore del premio "Popoli in cammino 2005" è stato scritto in memoria di Grazia Basile, professoressa del Liceo Scientifico Sequenza di Messina, definita dall'autrice "lettrice sensibile e attenta, poeta nella vita e nell'anima". "Questo libro è dedicato a lei - conferma Vera -. Oggi eravamo tutti a Messina, la sua città, per ricordarla. Ognuno aveva conosciuto un aspetto, un lato della sua personalità ed era come se avessimo messo insieme tante tessere di un mosaico. Grazia era una persona aperta, aveva una lungimiranza straordinaria, sia di tempo che di spazio. Riusciva a vedere dentro le persone cose che gli altri non vedevano".
Passa poi a raccontare del suo arrivo nel nostro Paese e rivela di avere una nonna di origine siciliana. Le pagine più belle della sua vita ruotano intorno a questa splendida isola. "Sono arrivata in Italia la prima volta nel 1983 - prosegue la poetessa -. Avevo vinto una borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri per proseguire gli studi, fare un anno di specializzazione e laurearmi in Lettere.
Adesso vivo tra Perugia e Lecce, dove insegno, ma torno spesso in Brasile, per lavoro. Viaggio molto e partecipo a numerosi convegni, sia in Italia che a livello inter­nazionale". Cittadina del mondo, quindi, ma da buona brasiliana è stata anche lei vittima della "saudade". "All'inizio ho avuto parecchie difficoltà ad ambientarmi qui in Italia. Mi avevano sempre detto che era molto simile al Brasile.
Un mio professore mi diceva: "Ricordati che gli uomini ovunque vai sono sempre gli stessi!" Io invece soffrivo per la sensazione di essere straniera e in una cartolina gli risposi scrivendo: "Si sbagliava, gli uomini non sono ovunque gli stessi". Poi però da Perugia mi sono spostata a Napoli, quindi a Lecce, a Palermo e le cose sono cambiate. Mi sono riavvicinata al mio modo di essere e di vedere le cose. Le persone erano più aperte, più trasparenti. Prima, invece, era come se si nascondessero, se avessero paura, paura di soffrire, forse nell'aprire il cuore agli altri".
Il discorso passa sui suoi rapporti epistolari con gli amici siciliani, della conoscenza della dottoressa Ferraro e del nipote Carmelo. Lei ne parla entusiasta :"Per molti versi la cultura brasiliana è simile a quella siciliana. Per il calore, i sentimenti, le emozioni della gente. " La vita è l'arte dell'incontro" diceva il grande Vinicius de Moraes. Non è mai stato più vero come in questo caso, in questo abbraccio che unisce due paesi, due mondi che sembrano così distanti ma che invece hanno la stessa anima".
"Verrà l'anno" è una raccolta di brevi componimenti, di poche righe ciascuno, in cui si conduce il lettore incessantemente dal buio alla luce, attraverso le stanze della memoria. "Mi sveglio dentro ho la luce/ all'interno delle vene ho tutte le luci accese/ non so spegnerle/ la notte esse vanno a letto/ insie­me ai miei sogni". Queste le parole della poetessa che descrive la luce che filtra dentro, nella casa, in cui c'è posto per tante cose: i ricordi, le fotografie, le piante, gli animali come il passero, il gatto, i ghiri, le rondini. Il calore della casa, della "cuccia", si contrappone al freddo del fuori e c'è forte il desiderio di tornare nella prima casa, nel grembo materno. Quindi due icone: una casa gialla e una nera. La prima rappresenta il tempo interiore dell’anima in cui tutto era luce e calore, l’altra è quella buia, del dolore, della notte, divenuta una prigione.
La casa ideale, quella del sogno, è il guscio della lumaca, la dimora che avvolge affinché si resti nel dentro. Ma anche fuori del sogno, nella terza casa, quella bianca, è entrata finalmente la quiete a sanare le ferite che sembravano inguaribili, così che l’anno nuovo è adesso libero di entrare. Ed è Vera luce.

Maria Cristina Scullino


Targa di "madrina della manifestazione" di Diabaino a Vera
Villa San Giovanni (RC), 12/10/2006

Vera Lúcia de Oliveira, madrina della "Giornata nazionale del diabete 2006"  tenutasi a Villa San Giovanni (RC) il 12 ottobre 2006, taglia il nastro della partenza della gara ciclistica.